— Per fortuna no. Perché mi ero spaventata proprio. Quella volta che la trovai svenuta... Ma ora s'è
capito da che dipendeva: dal carbone. È bastato che mettessimo anche noi la cucina a legna perché
non avesse più capogiri. Ma certo, povera mammina, comincia ad avere i suoi anni.
— E tuo padre come sta?
— Oh, lui sta bene. Sembra sempre un giovanotto, se lo vedessi! Di spirito, però, non è più lo stesso.
— Cosa intendi dire?
— Da che non lavora più al Partito. Non credeva proprio che gli avrebbero fatto una parte simile. E
cosa vuoi, di rimettersi a fare il boscaiolo o il manovale non se la sente mica più... a parte che
lavorare di braccia non è mai stato il suo forte, — e di nuovo scoppiò in una delle sue risate da
monella.— Povero babbo, — aggiunse tornando seria, — anche lui l'ha avuta la sua parte di
delusioni nella vita...
Non ci si vedeva più nella stanza; accesero la luce. Vilma andò a chiamare il bambino, che
aveva ancora da fare le lezioni; e, mentre Vilma lavorava, "zia Mara" aiutò Danilo a far le somme e a
imparare a memoria una poesia.
Tonino tornò dopo le sette, anche lui bagnato.— Brava, hai fatto bene a fermarti, — le disse.
— Bube, come lo hai trovato?
— Bene, — rispose Mara.— Non c'è confronto com'è sollevato di spirito da quando era lassù.
— Eh, che vuoi, qui a San Gimignano, soltanto le visite che riceve... Te l'ha detto che l'altra
domenica è venuto Lidori?
— Sì, me l'ha detto —. E dopo un momento aggiunse:— Sono contenta che gli sia passato il
risentimento che aveva contro di lui. Perché Lidori, per Bube, è stato più che un amico: è stato come
un fratello. Per questo mi dispiaceva quando Bube faceva quei discorsi...
—Tutti i detenuti si fissano in qualche idea, — disse Tonino.— E così Bube si era fissato nell'idea
che erano stati gli altri a rovinarlo... Ma poi gli è passata. Ha capito che non era giusto incolpare gli
altri.
— La colpa, se lo vuoi sapere, non è di nessuno,— disse Mara recisa.— Io, figurati, quante volte ho
ripensato a quel giorno maledetto. Non ho fatto altro che ripensarci, in tutti questi anni. E mi sono
convinta che la colpa non è stata di nessuno...
— Certo, se il maresciallo non avesse sparato...— cominciò Tonino; ma lei lo interruppe:
— Io invece non accuso nemmeno il maresciallo. Nessuno ebbe colpa... fu solo un male. Ma cosa
credono di aver fatto mettendo in galera Bube e Ivan? Giustizia, forse? No, hanno fatto dell'altro
male: a Bube, a Ivan, alle loro famiglie; e a me... Tutto quello che ci hanno fatto soffrire, che ci
faranno soffrire ancora, è servito forse a rimediare qualcosa? Io glielo vorrei proprio domandare, ai
giudici: facendo soffrire noi, avete forse alleviato il dolore di qualche altro? Quel povero Ivan,—
aggiunse dopo un momento: — io me lo ricordo al processo, era un pezzo di giovanotto, con due
spalle così: e ora è tisico, e pare che stia per morire.
— Bube, per fortuna, di salute sta bene.
— Sì,—disse Mara, rasserenata.— Di salute sta bene, e anche come morale, è molto più sollevato.
Oggi s'è parlato del nostro avvenire. Abbiamo deciso che avremo due figli, un maschio e una
femmina... — Si rivolse a Vilma che aveva smesso di lavorare e la guardava: — Non saremo mica
così vecchi da non poter avere due figlioli. Io avrò trentadue anni e Bube trentasei... tanta gente si
sposa anche più anziana —. Vilma volle dir qualcosa, ma si trattenne o non ne fu capace. Mara se ne
accorse: — Ti sembra stupido che si faccia dei progetti quando quel tempo è ancora tanto lontano?
Vilma scosse energicamente il capo:
— No, ti capisco, Mara... solo non so come fai ad avere tanto coraggio.
- E allora Bube, che è chiuso là déntro ? Eppure anche lui si fa forza e sopporta con rassegnazione...
Vero? — aggiunse rivolta a Tonino.— I primi tempi sono i più terribili, — disse poi.— Ma, in
seguito, ci si fa quasi l'abitudine... Sono passati questi sette anni, passeranno anche questi altri sette.
E poi, io cerco di non pensarci. Conto solo i giorni che mi separano dal colloquio. Perché è tale
una gioia quando lo rivedo...
— E anche lui fa così,— disse Tonino.— Non pensa che al momento in cui ti potrà rivedere. La
mattina del colloquio è agitato, non riesce a stare un momento fermo... Perché bisogna capirli come
son fatti. Una piccola cosa che per noi non sarebbe nulla, per loro diventa un avvenimento. Il
colloquio, la lettera, il pacco... non c'è mica altro nella loro vita.