« E la sera? » egli chiese. « Mangiano tutti, la sera, in America? »
« Credo di sì » dissi io. « Bene o male... »
« Pane? » disse lui. « Pane e formaggio? Pane e verdure? Pane e
carne? »
Era con speranza che lui mi parlava e io non potevo più dirgli di no.
« Sì » dissi io. « Pane e altro. »
E lui, piccolo siciliano, restò muto un pezzo nella speranza, poi
guardò ai suoi piedi la moglie bambina che sedeva immobile, scura,
tutta chiusa, sul sacco, e diventò disperato, e disperatamente, come
dianzi [before] a bordo, si chinò e sfilò un po’ di spago dal paniere, tirò
fuori un’arancia, e disperatamente l’offrì, ancora chino sulle gambe pie-
gate, alla moglie e, dopo il rifiuto senza parole di lei, disperatamente fu
avvilito con l’arancia in mano, e cominciò a pelarla per sé, a mangiarla
lui, ingoiando come se ingoiasse maledizioni.
« Si mangiano a insalata » io dissi « qui da noi. »
« In America? » chiese il siciliano.
« No » io dissi « qui da noi. »
« Qui da noi? » il siciliano chiese. « A insalata con l’olio? »
« Sì, con l’olio » dissi io. « E uno spicchio d’aglio, e il sale... »
« E col pane? » disse il siciliano.
« Sicuro » io risposi. « Col pane. Ne mangiavo sempre quindici anni
fa, ragazzo... »
« Ah, ne mangiavate? » disse il siciliano. « Stavate bene anche allora,
voi? »
« Così, così » io risposi.
E soggiunsi: « Mai mangiato arance a insalata, voi? »
« Sì, qualche volta » disse il siciliano. « Ma non sempre c’è l’olio. »
« Già » io dissi. « Non sempre è buona annata... L’olio può costar
caro. »
« E non sempre c’è il pane » disse il siciliano. « Se uno non vende le
arance non c’è il pane. E bisogna mangiare le arance... Così, vedete? »
E disperatamente mangiava la sua arancia, bagnate le dita, nel
freddo, di succo d’arancia, guardando ai suoi piedi la moglie bambina
che non voleva arance.
« Ma nutriscono molto » dissi io. « Potete vendermene qualcuna? »
Il piccolo siciliano finì d’inghiottire, si pulì le mani nella giacca.
« Davvero? » esclamò. E si chinò sul suo paniere, vi scavò dentro,
sotto la tela, mi porse quattro, cinque, sei arance.
« Ma perché? » io chiesi. « È così difficile vendere le arance? »
« Non si vendono » egli disse. « Nessuno ne vuole. »
Il treno intanto era pronto, allungato dei vagoni che avevano passato
il mare.
« All’estero non ne vogliono » continuò il piccolo siciliano. «Come se
avessero il tossico. Le nostre arance. E il padrone ci paga così. Ci dà le
Americano sono
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